Diabete mellito di tipo 2

Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia cronica su base multifattoriale caratterizzata dalla combinazione di resistenza all’insulina periferica e alterata secrezione di insulina da parte delle cellule beta pancreatiche.

L’insulina svolge un ruolo essenziale nel nostro organismo in quanto necessaria per l’ingresso del glucosio (zucchero) nelle cellule e quale fonte principale di energia.

Questa fondamentale azione dell’insulina è meno efficiente nelle persone con diabete e già in quelle predisposte a sviluppare il diabete, un’alterazione nota come insulino-resistenza.

Il diabete mellito di tipo 2 è la risultante dell’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. Il diabete tipo 2 è, infatti, caratterizzato da una marcata familiarità. Nei soggetti geneticamente predisposti una serie di fattori di rischio possono favorire lo sviluppo della malattia. Tra questi ricordiamo:

  • Età. Tipicamente il diabete tipo 2 era, almeno fino a un paio di decenni fa, una patologia ad appannaggio dell’età matura e avanzata. Questo per un progressivo aumento della resistenza all’insulina legata alle modificazione della composizione corporea (più grasso e meno muscolo), per una riduzione della capacità dei tessuto di “bruciare” zuccheri e per la progressiva riduzione dell’attività fisica. Peraltro, negli ultimi decenni si è assistito a una progressiva dimunuzione dell’età di comparsa della malattia con diabete tipo2 addirittura diagnosticato in età infantile per effetto dell’incredibile aumento dell’obesità in questa fascia d’età
  • Il sovrappeso e l’obesità. L’aumento del tessuto adiposo (grasso) corporeo è un fattore di rischio primario per il diabete di tipo 2. Più grasso è presente nell’organismo, più le cellule diventano resistenti all’insulina. Anche la distribuzione del grasso è importante. Se la distribuzione del grasso è prevalente a livello addominale il rischio di diabete è maggiore rispetto a quando il grasso si raccoglie in altre sedi, ad esempio fianchi o cosce. L’obesità (definita da un indice di massa corporea superiore a 30 kg/m2) è presente in oltre l’80% dei pazienti con diabete di tipo 2 anche se non è necessario essere in sovrappeso per sviluppare il diabete di tipo 2
  • Ridotta attività fisica. Lo stile di vita sedentario aumenta il rischio di diabete di tipo 2. L’attività fisica aiuta a controllare il peso, migliora l’utilizzo di glucosio a fini energetici e rende le cellule più sensibili all’insulina (riduce la resistenza insulinica).
  • Ipertensione arteriosa e aumento dei trigliceridi sono condizioni che spesso si associano a insulino-resistenza e, come tali, ad aumentato rischio di diabete
  • Diabete gestazionale. Le donne che in corso di gravidanza sviluppano diabete, oltre ad andare incontro a possibili complicanze come la macrosomia fetale (bimbi alla nascita con peso >4 kg) tendono a sviluppare, anche a distanza, più frequentemente diabete tipo 2.
  • Sindrome dell’Ovaio Policistico. La sindrome dell’ovaio policistico è una condizione piuttosto comune che si manifesta con cicli mestruali irregolari, eccesso di crescita dei peli e obesità.

Pregresse alterazioni della glicemia.

Il diabete è spesso preceduto da modesti aumenti, non diagnostici della glicemia.

Alcuni di questi fattori di rischio non sono modificabili (l’età) mentre altri possono essere opportunamente modificati (peso corporeo e attività fisica). L’intervento su questi ultimi può essere estremamente efficace. Una anche modesta riduzione del peso corporeo, una regolare attività fisica (per esempio trenta minuti di camminata a passo veloce almeno 5 giorni la settimana) possono ridurre di quasi il 60 per cento il rischio di sviluppare, in questi soggetti a rischio, la comparsa di un diabete tipo 2 clinicamente evidente.

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